A Città di Castello, nell'ambito del Festival delle Nazioni 2015, l'irresistibile performance di Goran Bregovic e della sua banda d'ottoni nel grande parco di Palazzo Vitelli a Sant'Egidio
A 65 anni ormai suonati - li ha fatti il marzo scorso - ed una lunga, lunghissima carriera alle spalle, Goran Bregovic non dimostra certo né la sua età, né un filo di energia in meno. Conosciutissimo per le tante colonne sonore realizzate – specialmente quelle composte per il grande Emir Kusturica, collaborando a lavori quali Il tempo dei gitani, American dream, il pluripremiato Underground – l'irrequieto chitarrista serbo-croato, nato e cresciuto a Sarajevo, è pure uomo di teatro – l'ultima sua creazione è la Karmen di Bregovic con lieto fine, presentata in Italia nel 2004 - e quando suona dal vivo appare senz'altro un performer eccezionale, dimostrando sin dai tempi della prima sua rock band Bjielo Dugme una grande forza creativa, e la capacità di trascinare il pubblico con esecuzioni vitali e magnetiche; oltre che, naturalmente, di qualità musicale sempre altissima.
L'ultima sua idea, dopo lo scioglimento dei Bjielo Dugme, è la Wedding&Funeral Band, formazione nata nel 2007 e mai eguale a se stessa perché sempre variabile di dimensioni, crescendo da un minimo di una decina di componenti – come nel caso di questa ultima affollatissima tournée europea dal titolo If you don't go crazy, you're not normal! - sino a sfiorare una quarantina di membri nella sua accezione più grandiosa (con l'aggiunta magari di un bel coro di voci maschili bulgare). Un po' di rock, un po' di blues, motivi accattivanti, ma soprattutto molto folklore: più o meno quello delle varie etnie della Penisola Balcanica rivisto in chiave moderna, in un dilagare di tempi binari e ritmi zoppi, e con una presenza pressochè invasiva di ottoni e percussioni. Questa la ricetta vincente che Bregovic propone da anni con incredibile successo; ed anche se qualcuno lo accusa di rubacchiare idee qua e là, resta il fatto che riesce sempre ad affascinare un pubblico d'ogni età, che in un modo o nell'altro si ritrova a suo agio in questo mélange musicale dai tratti popolareschi, conquistato da travolgenti e colorite esecuzioni di gusto estemporaneo, e quasi circense.
La formazione di questa serata di fine agosto, per oltre due ore di buona musica, era composta da cinque strumentisti a fiato (due trombe, due tromboni, sax e clarinetto alternati), da due coriste e dal "goc" (la dinamica grancassa tradizionale serba, presente con altri nomi in tutto il folklore balcanico), accompagnata da piatto e rullante; ed infine dallo stesso Bregovic, come di consueto tutto vestito di bianco, e seduto al centro a dirigere l'insieme, cantare e suonare la sua piccola chitarra elettrica. Il concerto inizia con gli ottoni che chiamandosi l'un l'altro fendono la folla di oltre 1500 persone radunata nel parco di Palazzo Vitelli a Città di Castello; salgono sul palco, poi entra Bregovic, e subito dopo il grido di «Chi non è pazzo, non è normale!» dà avvio ad una lunga scaletta composta da qualche brano dal suo ultimo album Champagne for Gypsies – incontro cross over con la musica gitana, con collaborazioni con Eugene Hütz dei Gogol Bordello e con Gypsie Kings - presentando titoli come Be that man e Presidente, e poi da molti altri tratti dal suo repertorio storico. Brani amatissimi da suo pubblico, come Gas Gas, Chupchik, Ovo je Banka (o Balkaneros, se più vi piace), Ringe ringe raja, Ederlezi, Mjesecina, Marushka, Bubamara, Maki Maki, la melanconica In the death car, per finire con la vorticosa rilettura in salsa balcanica di Bella Ciao, la irresistibile Caje Šukarije, e naturalmente con due hits quali Alkohol e Kalashnikov.
Pubblico palesemnte soddisfattissimo per un concerto che pareva un vero e proprio susseguirsi di fuochi d'artificio musicali – e in molti cedevano alla voglia di ballare sul prato del parco - la cui riuscita si deve naturalmente in buona misura anche ai bravissimi collaboratori di Bregovic: il formidabile percussionista Muharem Redzepi (all'occasione anche suggestivo vocalist, in Marushka e Maki Maki), Bokan Stankovic e Dragic Velickovic (prima e seconda tromba), Stojan Dimov (sax e clarinetto), Aleksandar Rajkovic (trombone e glockenspiel), Milos Mihajlovic (secondo trombone), e le due efficenti e smpatiche coriste bulgare in coloratissimi costumi tradizionali, Ludmilla Radkova Trajkova e Vanya Todorova Vakari.
Il concerto era inserito nel folto cartellone del 48° Festival delle Nazioni che - come fece l'anno scorso, portando a Città di Castello la cantante Noa - sa trovare spazio non solo per la musica classica ma anche per quella di oggi.